Bauxite

La Bauxite deve il suo nome a "Le Baux de Provence", la località francese nei Pirenei in cui fu trovata poco più di cento anni fa. È una roccia con un colore che va dal rosso bruno al giallo. È costituita principalmente dai minerali Gibbsite e Boehmite, uniti ad altri idrossidi di alluminio, sostanze amorfe e prodotti argillosi, che conferiscono le varie colorazioni. Infatti, la Bauxite pura è di colore bianco. È il minerale più importante per la produzione industriale dell'alluminio e nel quale se ne trova la maggior concentrazione (65/85%), se si esclude il Corindone (o Rubino) da cui, però, non è possibile ricavare il metallo mediante i normali processi produttivi, a causa dell'elevata refrattarietà e dell'alta temperatura di fusione richiesta da questo minerale.
Le bauxiti più note sono la Bokè (Guinea) e la Trombetas (Guyana, Suriname, Brasile); alcune bauxiti hanno un contenuto misto di gibbsite e boemite, come la Weipa (Australia), la Bintan (Indonesia) e la bauxite giamaicana.

 

Corindone

Rubino

Zaffiro

Padparadshah

Come si diceva, in natura l’alluminio è presente inoltre in qualità di ossido come Corindone; il Corindone può essere rosso (var. Rubino), blu (var. Zaffiro), arancio (var. Padparadshah), bianco, giallo, bruno, grigio; sono possibili sfumature di viola, verde e rosa.
Ma ecco una carrellata di meravigliose gemme, la cui esistenza è possibile grazie all’alluminio. Un Rubino, varietà preziosa di corindone. Il nome deriva dal latino medievale rubinus che a sua volta deriva dal latino classico rubeus=rosso. In campo gemmologico è una delle quattro pietre principali. È facile trovare stupendi esemplari di questa gemma in gioielli di ogni epoca.

Uno Zaffiro. Il nome deriva dal latino sapphirus; è senz'altro una delle pietre più famose della storia ed ancora attualmente il suo nome indica una tonalità di blu.

Un Padparadsha. Il suo nome significa “fiore di loto”, ed è d'origine orientale, in quanto questa varietà fu rinvenuta inizialmente solo nel continente asiatico; è una pietra rara.

Ulteriore presenza dell’alluminio è nei Feldspati, quale l’Ortoclasio e l’Albite. E nei cosiddetti alluminosilicati quali, l’Argilla, il bianchissimo Caolino, e la Mica.

I maggiori giacimenti di Bauxite si trovano nelle aree tropicali e subtropicali come Australia, Guinea, Giamaica, Guyana inglese, India ma anche negli USA, in Russia, in Ungheria e nella ex-Jugoslavia. In Italia si hanno giacimenti di modeste dimensioni nel Gargano e nelle Murge (Puglia), nel Matese (Basilicata) e nella Marsica (Abruzzo).

Grafico di produzione

Come si può vedere dal grafico, il rapporto alluminio-bauxite è di circa 1:4; in altri termini, l’alluminio equivale a circa un quarto della bauxite estratta. Inoltre, se è relativamente semplice estrarre la bauxite dal suolo, è tutt’altro che semplice trasformarla in alluminio. È necessario infatti un complesso processo chimico per passare dalla bauxite, ridotta in polvere e miscelata con soda caustica, all’allumina o ossido di alluminio, una polvere bianca simile al sale; in un secondo momento, separando quest’ultima dall’ossigeno con un processo elettrolitico si otterrà finalmente l’alluminio. In questa fase si consuma una notevole quantità di energia elettrica, esattamente tra i 14 e i 17 kwh per chilogrammo.

Le riserve conosciute della bauxite da sole consentirebbero di andare avanti, all'attuale tasso di consumo per tremila anni, ma nuovi giacimenti vengono scoperti a un ritmo doppio di quello del consumo. La bauxite si raccoglie in giacimenti a cielo aperto ed è abitudine predisporre piani di reintegrazione del paesaggio prima che comincino i lavori di scavo, così che il territorio venga recuperato per il rimboschimento o per qualsiasi altra forma di reintegrazione appropriata per l'ambiente.
È economicamente ragionevole ridurre la bauxite in allumina prima della spedizione agli "smelters" cioè ai fonditori. In tal modo, tra l’altro, si favorisce l’industria e l’occupazione locali nei Paesi in via di sviluppo dove solitamente si trovano i giacimenti di bauxite.

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